domenica 7 ottobre 2012

IN SCENA! 2012 - PRIMO CONCERTO




UOMINI ARMATI

L’evidente rassomiglianza di alcune caratteristiche compositive (la mancanza di un centro tonale, il cromatismo spesso esasperato, la predilezione per il contrappunto e la similitudine di alcune tecniche ad esso legate, come l’hoquetus con la weberniana klangfarbenmelodie) ha fatto sì che molti dei compositori del primo e secondo novecento traessero ispirazione nella musica dell’epoca pre-barocca (basti pensare allo Stravinsky del Monumentum pro Gesualdo da Venosa, o a Steve Reich che vede tra i suoi maggiori ispiratori i musicisti dell’antica scuola di Notre-Dame Leoninus e Perotinus, o ancora a Glenn Gould, una delle menti musicali più lucide del secolo scorso, che cita come suo musicista preferito il virginalista inglese Orlando Gibbons).

Non fanno eccezione gli inglesi Harrison Birtwhistle e Peter Maxwell-Davies. Se il primo si limita a riorchestrare, con sonorità in un interessante mèlange di antico e moderno, un motteto di Johannes Ockeghem ed un hoquetus del maggior esponente dell’ars nova francese, Guillaume de Machaut, il secondo non rinuncia neanche in questo caso al suo amore per l’esasperata teatralizzazione della musica. Il brano inizia infatti come un ri-arrangiamento di un’anonima messa del quattrocento basata sulla famosa canzone profana L’homme armè che già ispirò Jusquin Desprez, ma presto il meccanismo si inceppa. I gesti musicali diventano assurdi ed esagerati, deteriorandosi in un allucinato fox-trot, mentre la voce narrante racconta dei tradimenti di Giuda e di San Pietro [1], tradimenti che si riflettono nella disgregazione musicale della messa originale.

A completare il programma si è scelto di eseguire Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi, vera fucina di innovazioni tecniche e musicali, capolavoro di quello stile rappresentativo che a breve darà vita all’opera lirica, il principale genere di teatro musicale dal Settecento ai giorni nostri. Qui è possibile leggere il libretto, tratto dal dodicesimo canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

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[1] - Traduzione italiana del testo: 

Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.

Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi". [...Passata circa un'ora, un altro insisteva:] "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E, uscito, pianse amaramente.

"Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi". "Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".

(frammenti dal Vangelo secondo Luca, capitolo 22 – traduzione a cura della Conferenza Episcopale Italiana)

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